LA BIBLIOTECA COMUNALE
La Biblioteca Comunale “Paolo Greco” ubicata in Via Roma, nell’antico palazzo Ruffo (1875), appartenuto ad una delle più antiche nobili famiglie del Regno di Napoli, da anni, è stato acquisito e ristrutturato dal Comune di Scido. La biblioteca raccoglie un ingente patrimonio di grande valore storico e culturale costituito da :
- beni librari testimonianza di storia e cultura calabrese, presenza di testi pregevoli e ricercati e una rarissima edizione delle tragedie di Ruffa, l’opera quasi completa del Galluppi, ecc.
- Reperti Archeologici, manoscritti, pergamene, beni etno-antropologi (capi di vestiario pregiato e raccolta di pezzi in terracotta).
- Reperti numismatici, Mobili antichi( 700/800). Questo patrimonio non è altro che l’impegno del Dott.Paolo Greco,medico chirurgo di Delianuova,(Delianuova 1894-Roma 1976), oggi di proprietà del Comune di Scido. All’interno del Palazzo Ruffo , inoltre, si possono ammirare gli affreschi, dipinti nel 1988 dall’artista Scidese Gaetano Zampogna raffiguranti la vita rurale, una campana di bronzo (1950) sulla quale si trova impressa la seguente frase: “ al viatore stanco segna il tempo che passa, lo squillo canoro di questo bronzo” dono della N.D. Soccorsina Romei Lombardi.
Detta campana sormontava una grande lapide commemorativa per i caduti della prima guerra mondiale- lapide che oggi troviamo esposta sul prospetto principale del Municipio e dettata dal poeta Felice Soffrè.
Si può, inoltre , contemplare l’esposizione di una pregiata collezione di pipe, rappresentanti personaggi storici e politici, animali d’ogni genere e preistorici, e disegni con fantasie varie, la quale rappresenta il lavoro dell’artigiano Scidese mastro Rocco De Giglio (1913 – 2009).
IL MUSEO DELLA CIVILTA' CONTADINA
Il museo della civiltà contadina, adiacente a palazzo Ruffo, è una struttura a testimonianza di antichi mestieri, persi nella memoria del tempo, dove è possibile visionare un vecchio frantoio in pietra, con una grande ruota porziana a trazione idraulica ( primi del novecento) ancora funzionante.Chiesa San Biagio
Le origine della chiesa di Scido sono da collegarsi alla invasione degli Arabi, avvenuta nell’anno 951 d.c. e alla distruzione di Taureana, capoluogo della piana.
Gli abitanti, terrorizzati, cercavano rifugio nascondendosi verso l’interno boscoso.
Una conca infoltita, che chiamarono “ luogo nascosto coperto di alberi”(Schiodos, Schidos, Scidos) diede ricetto ai fuggitivi. Sostenuti dalla presenza e dal conforto dei monaci, anch’essi in fuga, si costruirono una chiesa e un monastero, denominato “monastero San Fantino di Scido”, un luogo di preghiera e una dimora di solitudine. L’antico documento che tratta di questa nuova convivenza, è la “vita di San Nilo” scritta da San Bartolomeo, suo discepolo e uno dei primi monaci calabresi.
Intorno a questo primitivo nucleo abitativo si sviluppò una comunità formata da contadini, pastori e monaci. Il primo settembre 1097 Pietro Marchisio, marito della figlia di Roberto il Guiscardo, Emma, signore e feudatario del luogo, fece dono al monaco Sergio, educatore degli alunni del Santuario di san fantino e custode della chiesa, del terreno per la costruzione delle abitazioni dei monaci. Nel 1126, la seconda moglie di Oddone, rimasta vedova, confermò la donazione della terra al monaco Sergio con altro documento. Nel 1188, il fondo marescotto, nel territorio di Castellace, abbracciava anche “le vigne esistenti presso la chiesa San Biagio”. Infatti il primitivo culto di San Fantino venne sostituito con il culto di San Biagio. Non sappiamo quando la chiesa fu elevata a “Parrocchia”. E’ certo che nell’anno 1534 essa risultava “Chiesa Parrocchiale San Biagio” (registro Vaticano).
Attorno alla Chiesa principale San Biagio, sorsero altre quattro Chiese: Chiesa San Nicola, affidata nel 1608 dopo la morte di Paolo Romei, al Vicario del Vescovo Giulio Filippone; Chiesa Santa Maria del Soccorso, dotata di una bella statua in marmo e luogo preferito dai fedeli per la loro sepoltura; Chiesa di Santa Caterina, fuori dal paese, oggetto di molta devozione, rappresentata da una statua in marmo nel 1705; Chiesa Santa Maria del Carmine.
Il 17 dicembre 1757 il Vescovo Ferdinando Mandarani istituì in Scido una cappellania corale, perpetua, corale, con dodici cappellani, in attività fino all’arrivo delle leggi eversive. In seguito vennero istituite la Confraternita del Santo Rosario (1760), la Confraternita S. Maria del Soccorso (1777), la Pia unione delle Figlie di Maria (1876), L’Apostolato della preghiera (1932) che prepararono la nascita dell’azione cattolica (1921).
Tra le varie istituzioni fiorite nella parrocchia San Biagio, in passato, vi furono anche i “Diaconi selvaggi” e le “Bizzoche”. I nuovi tempi hanno visto nuove istituzioni e nuove forme di apostolato religioso.
Il 03 febbraio la Chiesa festeggia, San Biagio (Santo Patrono), con un rito particolare che è la benedizione della gola, la quale viene impartita usando delle candele, benedette nel giorno precedente la festa chiamato giorno della candelora. San Biagio condannato, perché si rifiutò di rinnegare la fede cristiana fu straziato con pettini di ferro e mentre veniva portato a morire guarì un bambino che stava per soffocare a causa di una lisca di pesce. Da questo il rito particolare che è la benedizione della gola.
Gli abitanti, terrorizzati, cercavano rifugio nascondendosi verso l’interno boscoso.
Una conca infoltita, che chiamarono “ luogo nascosto coperto di alberi”(Schiodos, Schidos, Scidos) diede ricetto ai fuggitivi. Sostenuti dalla presenza e dal conforto dei monaci, anch’essi in fuga, si costruirono una chiesa e un monastero, denominato “monastero San Fantino di Scido”, un luogo di preghiera e una dimora di solitudine. L’antico documento che tratta di questa nuova convivenza, è la “vita di San Nilo” scritta da San Bartolomeo, suo discepolo e uno dei primi monaci calabresi.
Intorno a questo primitivo nucleo abitativo si sviluppò una comunità formata da contadini, pastori e monaci. Il primo settembre 1097 Pietro Marchisio, marito della figlia di Roberto il Guiscardo, Emma, signore e feudatario del luogo, fece dono al monaco Sergio, educatore degli alunni del Santuario di san fantino e custode della chiesa, del terreno per la costruzione delle abitazioni dei monaci. Nel 1126, la seconda moglie di Oddone, rimasta vedova, confermò la donazione della terra al monaco Sergio con altro documento. Nel 1188, il fondo marescotto, nel territorio di Castellace, abbracciava anche “le vigne esistenti presso la chiesa San Biagio”. Infatti il primitivo culto di San Fantino venne sostituito con il culto di San Biagio. Non sappiamo quando la chiesa fu elevata a “Parrocchia”. E’ certo che nell’anno 1534 essa risultava “Chiesa Parrocchiale San Biagio” (registro Vaticano).
Attorno alla Chiesa principale San Biagio, sorsero altre quattro Chiese: Chiesa San Nicola, affidata nel 1608 dopo la morte di Paolo Romei, al Vicario del Vescovo Giulio Filippone; Chiesa Santa Maria del Soccorso, dotata di una bella statua in marmo e luogo preferito dai fedeli per la loro sepoltura; Chiesa di Santa Caterina, fuori dal paese, oggetto di molta devozione, rappresentata da una statua in marmo nel 1705; Chiesa Santa Maria del Carmine.
Il 17 dicembre 1757 il Vescovo Ferdinando Mandarani istituì in Scido una cappellania corale, perpetua, corale, con dodici cappellani, in attività fino all’arrivo delle leggi eversive. In seguito vennero istituite la Confraternita del Santo Rosario (1760), la Confraternita S. Maria del Soccorso (1777), la Pia unione delle Figlie di Maria (1876), L’Apostolato della preghiera (1932) che prepararono la nascita dell’azione cattolica (1921).
Tra le varie istituzioni fiorite nella parrocchia San Biagio, in passato, vi furono anche i “Diaconi selvaggi” e le “Bizzoche”. I nuovi tempi hanno visto nuove istituzioni e nuove forme di apostolato religioso.
Il 03 febbraio la Chiesa festeggia, San Biagio (Santo Patrono), con un rito particolare che è la benedizione della gola, la quale viene impartita usando delle candele, benedette nel giorno precedente la festa chiamato giorno della candelora. San Biagio condannato, perché si rifiutò di rinnegare la fede cristiana fu straziato con pettini di ferro e mentre veniva portato a morire guarì un bambino che stava per soffocare a causa di una lisca di pesce. Da questo il rito particolare che è la benedizione della gola.








